La traversata del monte Ocre. Il modo migliore per chiudere il 2013

 

Monte Cagno (2.153 mt), Monte Ocre (2.209 mt) e Monte Cefalone (2.142 mt)

Dopo un bel pò di giorni di meteo non proprio bello sembra che verso fine d’anno si apra un brevissimo spiraglio di sole per fare un’escursione e così sotto una pioggerella fitta e fastidiosa che ha più o meno caratterizzato le feste natalizie decido che appena possibile andrò a fare un giro sulle montagne proprio sopra a casa mia ... qualche telefonata in giro per vedere se ci sono altri volontari ed in quattro e quattr’otto si assembla un gruppetto di volontari desiderosi di andare alla scoperta di un angolo un pò defilato dei monti d’Abruzzo. E sì perché i monti d’Ocre non sono certo tra i più frequentati anche se poi, una volta lassù, trasmettono a chi va a scoprirli delle gran belle emozioni, non da meno che tante altre cime ben più note ed ambite. Si tratta di un massiccio di discreta estensione che si eleva piuttosto isolato - e per questo molto panoramico - tra l’Altopiano delle Rocche e Campo Felice; lunghe ed ampie creste tutte sopra i duemila metri racchiudono al loro interno un ampio vallone carsico dove la neve si accumula in grande quantità ed assicura acqua abbondante a tutto il territorio all’intorno. Avendo più auto a disposizione propongo di fare una traversata partendo da Rocca di Mezzo fino alla piana di Campo Felice così da toccare le cime più importanti (si sà, spuntare qualche vetta è per i duemilametristi un’attrattiva a cui è difficile resistere), e poter avere una buona visione d’insieme della zona. Dalla parte alta di Rocca di Cambio prende avvio il sentiero (n.9 sulla carta del Velino-Sirente) che attraversa in piano un fitto bosco di abeti, passa davanti alla Chiesetta degli Alpini ed arriva in corrispondenza della linea di cresta che sale dritta dritta da sud fino alla cima del Cagno. La salita su questo irto spigolo della montagna si fa sentire nella parte iniziale e con brevissima percorrenza si raggiunge un piccolo pianoro già a quota 1.700 dove sono i resti di un piccolo ricovero in pietre e legno che ospita al suo interno un paio di sedili ed un braciere .. verosimilmente usato per le agostane arrosticinate. Già da questo punto si ha una vista avvincente sulla spianata che arriva sino ad Ovindoli, compresa tra i lati dall’imponente Sirente ed il monte Magnola e chiusa sullo sfondo dalla rocciosa Serra di Celano; ovviamente anche il Gran Sasso fa bella mostra di sé tutto innevato. Dopo una breve sosta riprende la salita su una neve praticamente perfetta per consistenza e saliamo sicuri tenendoci sul fillo della cresta che risulta abbastanza esposta sul versante nord-est dove la montagna precipita rocciosa verso il basso e si perde dentro le nuvole che ancora a tarda mattina stazionano sulla valle dell’Aquila. Pur essendo il panorama verso il Gran Sasso nel suo complesso immutato, ad ogni passo in avanti la prospettiva lungo l’irta salita cambia un poco ed anche i punti di vista di modificano generando sempre nuove immagini .. ed immancabili fotografie! Si sale ancora fin verso i 2.000 metri quando d’improvviso compare a distanza la croce di vetta del Monte Cagno proprio a ridosso delle sporgenti cornici di neve sommitali; si fanno pochi passi e si entra in una valletta poi, come fosse un gioco, la croce improvvisamente scompare alla vista nascosta dietro un crestone innevato ed un ultimo tratto di salita. Sarà per la soddisfazione di essere arrivati in cima, sarà per la luce scintillante che si riflette sulla sottile patina di ghiaccio che l’avvolge ma questa imponente croce in legno appare oggi ancor più bella ed emblematica di sempre: da qualsiasi punto la si guardi riempie la scena con i suoi colori tinte calde che tanto contrastano con il bianco della neve e l’azzurro del cielo. Dalla cima del Cagno guardando a nord-ovest si intuisce il tratto di cresta che porta sino alla vetta del monte Ocre che da questo lato si presenta come un roccione piuttosto affilato; dal Cagno sono all’incirca due chilometri in piano, salvo la rampa in salita subito sotto la quota 2.209, con degli affacci molto belli sia verso il Gran Sasso che sul massiccio del Velino. L’ultimo tratto di salita verso la cima dell’Ocre è di norma scomodo per via delle numerose rocce affioranti ma con la neve proprio questa caratteristica lo rende assai vario e divertente anche perché privo di difficoltà tecniche: l’arrivo in vetta è anche qui salutato da una croce, che però è di fattura ben più modesta trattandosi di due scarni pali di ferro, ed una piccola targa che riporta la quota appena raggiunta. In realtà è stata fatta un poco di confusione perché la vetta storica (2.204 mt) si trova un centinaio di metri ad ovest del punto di massima elevazione (2.209 mt) dove è posta la croce e la targa; ad ogni modo è l’intera area sommitale del monte Ocre una vetta nel suo insieme visto che sono circa quattrocento metri di cresta compresi tra i 2.203 e 2.209 metri di altitudine. Con la montagna innevata l’affaccio lungo questo tratto di vetta è molto avvincente sul versante che scende ripido verso la testata del vallone di Settaque: un ripido piano inclinato che in salita potrebbe dare qualche soddisfazione nell’utilizzo degli attrezzi invernali (invece d’estate è una discreta pettata che di soddisfacente ha molto meno, se non abbreviare un pò i tempi di arrivo in vetta). Per la discesa, specie in presenza di neve, conviene puntare all’estremità occidentale della cresta proprio sopra alla Selletta di Settacque che si trova duecento metri più in basso e segna il punto di risalita verso il Cefalone; la si raggiunge con un lungo traverso, normalmente scomodo per la gran quantità di pietre presenti ma che oggi, visto l’innevamento, possiamo fare assai svelti, a tratti scivolando giù in assetto di culivia (ma si potrà dire?!). Dalla sella (il cui nome deriva dalla presenza di più sorgenti che danno acqua anche in estate) guardando verso sud si nota il lunghissimo avvallamento di Settacque e, più in basso, di Cannavine che nella stagione estiva costituisce un bell’altopiano a pascolo verdissimo e pieno di ogni sorta di fioritura attraversato dal comodo sentiero che sale da Campo Felice. La salita verso il Cefalone è solo di un paio di chilometri ed alcuni di noi che non ci sono mai saliti decidono comunque un piccolo allungo per andare a visitare anche questa cima mentre Doriano Marina ed io ci portiamo un pò in quota per poi traversare sulla costa della montagna in direzione di Forcamiccia, rimaniamo in alto rispetto al fondovalle che appare assai intasato dalla neve e dove la progressione senza le ciaspole si risolverebbe probabilmente una bella faticaccia. Ci ritroviamo una mezz’ora dopo proprio all’imbocco della forra che scende ripida fino ad incontrare lo stradello che sale alla sella di Forcamiccia (sentiero n.10 dal versante di Rocca di cambio). In questo tratto non c’è un sentiero segnalato, che invece corre un po’ più in alto, ma il passaggio è comunque obbligato … è sufficiente rimanere sul fondo del fosso e superata una piccola faggeta di giovani alberi si sbuca su un piccolo pianoro a quota 1.650, proprio di fronte alla base della Serralunga. Ci si dirige a destra ed in breve dopo un bellissimo tratto in un bosco molto fitto si giunge finalmente alla sella di Forcamiccia, il valico di congiunzione tra i due altopiani più famosi e frequentati di questa zona. L’affaccio su Campo Felice e sulla corona di montagne che lo circondano è sempre di grande effetto, specialmente con la neve, anche se è forte il contrasto nel passaggio improvviso da un territorio selvaggio che ben pochi uomini vede passare ad una ben più densa antropizzazione .. come talvolta mi è capitato con tanto di accompagnamento musicale sparato dai megafoni per allietare la giornata degli sciatori sulle piste! Un ultimo tratto in discesa sino al parcheggio ed il giro dei monti di Ocre è completato .. debbo dire con grande soddisfazione dei miei amici che ancora non avevano avuto l’opportunità di visitare questi luoghi a me così cari. Abbiamo percorso un pò più di 14 chilometri con un dislivello complessivo in salita di mille metri circa; abbiamo camminato adagio e ci siamo fermati molto spesso per catturare con i sensi quanti più ricordi possibili di questa giornata. Le fotografie di questa relazione sono molte e colgono tanti punti di vista ma come sempre vale la regola che la montagna è sempre meglio viverla di persona che leggerla raccontata; e se qualcuno vuole andare o ritornare sull’Ocre .. beh basta un post sul sito oppure una telefonata!